Miko Chan

Come descriveresti il tuo stile?

“Minimalista, cartoon.”

Quando hai capito di voler diventare un’artista?

“Ho sempre disegnato da bambina e avrei voluto diventare artista per Topolino. Non ho seguito un percorso di studi artistico e per alcuni anni avevo abbandonato l’arte. In seguito alla creazione di Miko, nel 2008, ho iniziato ad amare di nuovo il disegno e nel 2016 ho deciso di aprire il primo profilo Instagram dedicato alle vignette. Ispirata ulteriormente da Schulz e i suoi Peanuts, dal mio approdo sui social ho voluto presentare ed espandere Miko nel mondo.”

Ti dedichi all’arte a tempo pieno o ti dividi tra arte e lavoro?

“Al momento studio e cerco di rendere l’arte un lavoro.”

Qual è stato il tuo percorso artistico?

“Sono autodidatta.”

Perché fai arte? C’è un messaggio o un’emozione specifica che vuoi trasmettere o suscitare?

“Con Miko ho sempre voluto alleviare la vita delle persone dai problemi quotidiani, e in alcuni casi, portarle a riflettere su alcuni tempi importanti. Sicuramente i valori di base della mia arte sono rispetto, giustizia ed empatia.”

Da cosa (o da chi) trai ispirazione?

“Dal grande maestro Schulz e anche dai pittori simbolisti e surrealisti. Mi piace l’idea di racchiudere significati in determinati oggetti, contesti, espressioni…”

Quali strumenti e tecniche utilizzi maggiormente nelle tue opere?

“Dal 2017 sto utilizzando l’iPad Pro e L’Apple Pencil, ma generalmente uso cartoncino, matita, fineliner, a volte markers. Unico colore che uso maggiormente è il rosso, occasionalmente anche altri ma dipende dalla vignetta e dal contesto.”

Hai una “routine creativa”? Come superi un eventuale blocco creativo?

“Non ho una routine creativa e se dovessi avere un blocco, semplicemente non disegno. Non mi sforzo inutilmente.”

Quanto è importante per te farti conoscere? Quali canali utilizzi per far girare la tua arte? Utilizzi i social per promuoverti?

“Mi piacerebbe portare Miko in tutto il mondo, sarebbe troppo bello. I social sono un buonissimo strumento per questo.”

C’è un consiglio che daresti agli artisti emergenti?

“Premettendo che sono emergente anche io, e non sarò mai “arrivata”, voglio semplicemente dire di ascoltare le loro emozioni: se l’arte dovesse diventare un’azione meccanica, priva proprio di quelle emozioni, consiglio di lasciar perdere. L’arte è bella però fa da grondaia, canalizza le emozioni dall’artista alle persone.”