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Elisa TreDueSette

Elisa TreDueSette

Elisa illustra con occhi curiosi e attenti personaggi che custodiscono paure, pensieri, gentilezze. Ogni emozione è proprio lì che aspetta di essere inquadrata sul foglio. I suoi disegni sono conversazioni, mai monologhi, e prendono vita grazie alla tecnica mista: perché ogni strumento, come ogni sentimento, ha una voce tutta sua.

Illustrazione & sketching

Dalla gallery di Elisa TreDueSette

Intervista a Elisa TreDueSette

Come descriveresti il tuo stile?

“Colorato, spontaneo, disordinato e leggermente ironico”.

Quando hai capito di voler diventare un’artista?

“Più che voler diventare un’artista, ho sempre avuto un gran bisogno di parlare ma ero una bambina timida (in realtà mi sento ancora una bambina timida) quindi spesso mi mancava la voce per farlo. Mi piacciono le parole, ma ho imparato prima a dialogare con le immagini. Disegnare un mondo in cui entrare e costruire le cose e le atmosfere a mia misura mi è sempre stato di grande aiuto per stare bene. Le prime volte in cui ho provato questa libertà è stato durante lunghe cene al ristorante con i nonni, mia mamma mi portava un quaderno su cui disegnare mentre i grandi chiacchieravano, sul foglio anch’io potevo dire la mia. Alcuni tra i miei disegni più belli li ho fatti a 3/4 anni, sono i più eloquenti. Guardandoli lo sento e mi ricordo quanta voglia avevo di parlare in quella lingua lì”.

Qual è stato il tuo percorso artistico?

“Ho iniziato a disegnare da bambina come penso tutti, l’ho fatto per gioco fino a 10 anni, per sfogo mentre ero al liceo, poi ho voluto studiare e farlo per lavoro. Qualche anno fa ho ri-imparato a farlo anche per gioco, mi ero dimenticata che si può e ho scoperto che anzi, ora che sono grande, posso prendermi dei fogli ancora più grossi su cui disegnare!”

Perché fai arte? C’è un messaggio o un’emozione specifica che vuoi trasmettere o suscitare?

“Dico spesso che uno dei complimenti più belli per me è “mi hai fatto venire voglia di disegnare”. Penso che il disegno sia racconto e ai monologhi ho sempre preferito le conversazioni. Mi piace che guardando un mio disegno si pensi “anch’io ho qualcosa da dire e voglia di farlo”. Ma da principio lo faccio per me, perché ho qualcosa da dire e mi va di farlo”.

Da cosa (o da chi) trai ispirazione?

“Principalmente dalle persone, da come si muovono e da come si vestono, a cosa staranno pensando, come li fa sentire e perché. Forse anche dalle mie paure o dalla mia normalità e da quella degli altri, mi piace dare attenzione a tutti quei piccoli dettagli a cui di solito non si fa caso”.

Quali strumenti e tecniche utilizzi maggiormente nelle tue opere?

“Quando disegno per lavoro e devo aspettare modifiche o permessi uso il digitale, ma quando ho il massimo della libertà allora scelgo volentieri la tecnica mista, alterno sul foglio matite, inchiostri, pennarelli, tempere, pastelli, gessetti, pennini, lascio che ogni strumento scelga il pezzetto di realtà che più gli somiglia da raccontare. In questo modo il processo di creazione dell’immagine diventa per me più importante del risultato finale che è una cosa estremamente piacevole e appagante per il mio cervello”.

Hai una “routine creativa”? Come superi un eventuale blocco creativo?

“Routine ne ho più di una, dipende da cosa sto per fare. Per esempio prima di registrare un video seleziono gli strumenti da usare, mi verso un bicchiere d’acqua, ne bevo un terzo, mi guardo allo specchio per controllare di essere ancora io, inquadro il foglio con il telefono, posiziono l’astuccio e premo il tastino rosso, da lì in poi tutti passaggi che vedete, dalla bozza colorata al risultato finale. Come supero i blocchi creativi? Anche lì dipende da di che forma e di che materiale sono fatti, forse per prima cosa mi chiedo se voglio superarli o se me li sto mettendo proprio per rallentare un po’ o per cambiare strada, se poi è ora di superarli allora faccio una passeggiata cercando di indossare occhi curiosi e attenti, che sia una passeggiata per le vie della mia città o una passeggiata per le strade della mia testa raccontandole a un’amica. Di solito avere un nuovo punto di vista mi fa tornare la voglia di disegnarlo, provare qualcosa di nuovo e poi tornare dove mi ero bloccata con una carta in più”.

Quanto è importante per te farti conoscere? Quali canali utilizzi per far girare la tua arte? Utilizzi i social per promuoverti?

“Più che farmi conoscere mi importa non sentirmi sola, quando carico un video con la storia di un personaggio e mi arrivano commenti tipo “amo, troppo io” o “mi sento capita” o “grazie, non capivo di stare così finché non l’hai spiegato” sento che sto usando lo schermo come specchio e non come barriera che in questo caso, per me, è una cosa molto bella. Uso tanto TikTok ed è il social dove mi sono trovata meglio, sono anche su Instagram e spesso penso che mi piacerebbe parlare di qualcosa anche su YouTube, ma non l’ho ancora fatto”.

C’è un consiglio che daresti agli artisti emergenti?

“Non ascoltate le critiche, soprattutto le vostre”.

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