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Andrea è un artista e illustratore che semplifica il mondo con forme essenziali, colori pieni e un tocco geometrico tutto suo. Dopo gli studi in Pittura all’Accademia di Brera, oggi affianca la pratica artistica al lavoro editoriale, senza smettere di cercare nuovi modi per raccontare la realtà in maniera autentica e sincera.
“Con le figure cerco di rendere il mondo che rappresento più semplice e interessante, colorato. Se poi lavoro manualmente o dipingo, divento ancor più sintetico e uso in maniera significativa la geometria per rappresentare le forme”.
“L’ho capito nel momento in cui ho riconosciuto che, senza il lavoro costante di disegno e pittura, mi sarebbe sempre mancato qualcosa. Ma ci ho impiegato un po’ a comprendere che questo doveva avvenire per il mio benessere anche indifferentemente dal mercato e dal lavoro. Sicuramente fino ai 30 anni ero meno consapevole.”
“Divido il mio tempo con un lavoro di redazione e grafica per uno studio editoriale, realizzando libri per grandi editori. Talvolta riesco a illustrare anche per lo studio”.
“Dopo il liceo artistico ho studiato Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, con Luciano Fabro, importante artista concettuale di arte povera”.
“L’arte è la disciplina che più di tutte ci permette di comprendere il mondo e la verità. Ciascuna forma d’arte ha la capacità di mostrarci qualcosa che non sapevamo o non avevamo inteso in quel modo”.
“Per la pittura i riferimenti sono tantissimi, sia tra chi è figurativo sia tra chi è geometrico e astratto. Tra gli artisti che mi travolgono e mi ispirano in questo momento della mia vita Louise Bourgeois, Salvo, Miriam Cahn, Giorgio De Chirico. Per l’illustrazione sono in molti i maestri, ognuno ha un suo modo speciale; tantissimo dalla ricerca giapponese e in generale orientale”.
“Per la pittura dipingo ad acrilico, disegno a pennarello, china, gesso su lavagna; per l’illustrazione capita che realizzi a mano con pennarelli, molto lo realizzo a computer”.
“I momenti in cui mi sono sentito bloccato ho abbandonato tutti i media che usavo abitualmente e mi sono spostato. Di solito il ricamo è lo strumento che mi riporta chiarezza e stimolo. In generale, poi, quando uno si sente bloccato credo che debba abbandonare “l’obiettivo” e fare per puro piacere, senza avere un fine”.
“Farsi conoscere è indispensabile se si vuole produrre all’interno del sistema, quindi conoscenze dirette, fiere, Instagram e curiosità. Mostre e mercatini.”
“Quando si inizia, soprattutto se non si arriva da mondi che creano subito delle “cerchie”, come un certo tipo di scuola, può sembrare difficile riuscire a farsi conoscere e a mostrare il proprio lavoro. le occasioni però si creano, con le fiere o gli invii di portfolio, ma l’importante è quello che si fa, che deve essere il più possibile identitario e rappresentare il proprio modo di interpretare la realtà. dai maestri si impara tanto se si riesce a portare a sé, a digerire, dimenticare, e poi usarlo per poter disegnare e produrre secondo quello che siamo. in questo modo, lavorando tantissimo e sempre (sottolineo, si lavora sempre), le persone si accorgono di quello che si fa”.
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